Cari amici,
ho aspettato a commentare gli inquietanti risultati delle elezioni 2018 che, come sapete, mi hanno coinvolta personalmente. Non sono stata rieletta ed anche i risultati della lista Civica Popolare sono stati al di sotto delle aspettative. Per quanto mi riguarda, dato che mi ero impegnata soprattutto per evitare le derive estremiste, ho vissuto questi ultimi anni e queste settimane di campagna come un servizio al Paese; perciò ringrazio anzi tutto le tante persone che ho incontrato e che hanno condiviso con me la speranza in una politica migliore, non urlata ma competente, europeista e solidale.
Non a caso, nell’incontro che abbiamo organizzato a Brescia il 28 febbraio con Andrea Riccardi, abbiamo parlato di politiche della paura e politiche della speranza, scegliendo chiaramente per le seconde. Speranza in un’Italia più unita, solidale, convinta delle proprie risorse e con voglia di investire sul futuro dei giovani, sulla base di una stabilità conquistata dagli ultimi Governi e dal Governo Gentiloni che abbiamo voluto sostenere.
Speranza che non vuol dire però proposte illusorie o irresponsabili. In questi giorni tante persone stanno reclamando il “reddito di cittadinanza” promesso a tutti dai 5stelle, universale e senza limiti di reddito, privo di coperture. C’è da temere che si metta di nuovo a rischio un paese già gravato da un enorme debito pubblico. Sempre in queste settimane, abbiamo assistito a una crescita di un razzismo violento, frutto dell’indifferenza di fronte a quello banale e quotidiano. Se si lascia correre l’odio espresso in modo martellante da politici come Salvini, se si sorride di fronte all’antisemitismo allo stadio, se si giustificano le quotidiane discriminazioni contro gli immigrati, le false cifre sulla presunta invasione, allora un razzismo blando e disarticolato diviene strutturato e presto sfocia nella violenza,
C’è chi dice “bisognava ascoltare i cittadini”. Non certo in questo tipo di rivendicazioni. Dare tutta la colpa alla politica non serve, anzi distrugge il rapporto di fiducia tra i cittadini e le loro istituzioni. Si dimentica che la cattiva politica è soprattutto quella che dà sempre ragione agli interessi particolari, ai corporativismi, all’individualismo che ci devasta. Non si può cedere a una rappresentanza politica che divide tra “noi” e “loro”, che incita all’odio, una politica del disprezzo che si ritorce contro gli italiani, che dovrebbero invece restare uniti per crescere in un mondo globale.
Il sincretismo tipico del web serve solo a mascherare inculture politiche vecchie e clientelari anche se nascoste dietro la sfavillante cornice del web. La logica dell’algoritmo chiude in una bolla di auto-conferma le persone che ripetono le stesse –poche- idee senza vero confronto né approfondimento.
Molti gruppi sociali hanno urlato il loro disagio. I problemi restano enormi, dalla dispersione scolastica alla povertà educativa, dagli anziani soli alle famiglie che faticano, dalla disoccupazione giovanile alla mancanza di sovrastrutture adeguate, dalle disuguaglianze nel diritto alla salute a un fisco pesante. Credo di aver interpretato questi bisogni che conosco bene da vicino con la Comunità di S.Egidio nei miei anni alla Camera, ma non sempre la linea di affrontare anzitutto le disuguaglianze del paese e dar voce ai più deboli è stata assunta e perseguita.
Molti altri però si sentono vittime comunque, ignorando il benessere conquistato in Italia, pretendendo che la politica dica “prima noi”. Ma così ci saranno sempre altri scontenti finché non diremo invece TUTTI. Il vittimismo di alcuni non permette di affrontare in modo efficace i bisogni veri di molti. Emerge chiaramente l’inadeguatezza della classe dirigente, della stampa e degli imprenditori, nell’indicare con chiarezza la strada dell’interesse generale.
In questi giorni ho incontrato centinaia di giovani commossi di fronte alle storie dei Giusti dell’umanità (ho fatto approvare la legge che istituisce il 6 marzo come Giornata in loro memoria). Mentre erano toccati davanti alle storie di chi ha salvato gli altri, nella Shoah come nei genocidi, davanti al terrorismo o nel Mediterraneo, vedevo che allo stesso tempo erano sedotti dalla retorica del “prima noi” (Italia first, America first etc). Non si accorgevano che i Giusti che ammiravano si sono comportati esattamente al contrario ed hanno detto – a costo della vita – “prima LORO”.
Con una spallata brutale le elezioni hanno spazzato via non una classe politica al potere da quasi 50 anni, come nel 1992, ma una classe politica recente a cui non è stata data la possibilità di proseguire nel lavoro iniziato. Gli scenari che si aprono chiamano a responsabilità e unità anche se certe alleanze sembrano veramente difficili. Spero che il nuovo Parlamento trovi la strada della governabilità lasciando la logica degli interessi di parte. Questa stessa responsabilità potremo dimostrarla anche dalle nostre città e dai territori continuando a lavorare e creando una rete di cittadini che credono nella buona politica.
Sarò lieta di restare in contatto con tutti quelli che ci hanno accompagnato in questi anni.
Un grande saluto
Milena Santerini