(ANSA) – ROMA, 14 MAR – Dare un’identita’ alle persone annegate nel Mediterraneo, il 60% delle quali rimane senza un nome. Questo lo scopo di una mozione parlamentare firmata dalla deputata Milena Santerini del gruppo ‘Democrazia solidale – Centro Democratico’, che ha creato un ponte ideale con lo spettacolo, con il sostegno di autori e protagonisti dal film per la tv ‘I fantasmi di Portopalo’, con Giuseppe Fiorello, tratto dal libro di Giovanni Maria Bellu, andato in onda su Rai 1, in cui e’ stata ricostruita la vicenda del naufragio al largo di Capo Passero in Sicilia il 26 dicembre 1996 di un barcone in cui morirono 283 persone.
Secondo l’Oim sono circa 30.000 i morti in mare negli ultimi 15 anni, 5.022 nel 2016, l’anno in cui finora ci sono stati piu’ morti nel ‘cimitero Mediterraneo’ e gia’ 521 al 5 marzo 2017.
“Chiediamo al governo di sostenere un lavoro che gia’ si fa – spiega Santerini -. C’e’ una task force inter-istituzionale, con i ministeri dell’Interno e della Difesa, Marina Militare, Guardia Costiere, Croce Rossa e dieci universita’, che ha creato un modello per la raccolta di dati. Bisognerebbe potenziare tutti i livelli e creare una banca dati europea”. Un esempio del modello utilizzato e’ il progetto di riconoscimento delle vittime del naufragio del 18 aprile 2015, con il ritrovamento e il recupero del barcone in cui morirono circa 800 persone, ora alla base Nato di Melilli.
I proponenti spingono per dare un nome a chi muore nel Mediterraneo come “atto di umanita’ che permette alle famiglie di riavere i corpi” e primo essenziale passo “per fornire le necessarie tutele giuridiche ai parenti”. Ma anche per ragioni di sicurezza: “dare un’identita’ certa alle persone morte impedirebbe l’uso dei documenti da parte di altre persone, magari con finalita’ criminali o terroristiche”. In particolare, si chiede al governo di sostenere la task force, facilitare la raccolta di dati post mortem, valutare il potenziamento dell’ufficio del commissario straordinario per le persone scomparse, condividere l’opera di identificazione con gli altri Paesi Ue.
“Abbiamo un gruppo di familiari in Senegal e Mali che hanno raccolto i dati e non sanno a chi darli – spiega Cristina Cattaneo, direttrice del Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’universita’ di Milano -. E il caso di orfani rimasti soli e che non possono chiedere il ricongiungimento con i parenti in Europa in assenza di dichiarazione di morte dei genitori. Ora che si e’ di dimostrato che il sistema funziona sarebbe un peccato mortale non rispettare queste vittime”. “La fiction – dice Fiorello – rompe il muro della tv e smuove le coscienze. Spinge un progetto che, l’abbiamo visto, e’ fattibilissimo. Sono onorato di dare un valore civile al mio mestiere. Se sono qui e’ per i portopalesi”.