L’esodo dei cristiani dal Medio Oriente non comincia oggi ma ora si assiste a una vera e propria cacciata da Iraq e Siria. Dopo Mosul stanno cadendo nelle mani dei miliziani tutte le città del nord dove i cristiani iracheni erano numerosi. Sono passati in pochi anni da 1milione e mezzo a 300.000 e la fuga non accenna a finire. L’ISIS (Stato islamico della Siria e del Levante) sotto la guida di Al Baghdadi minaccia, taglieggia, colpisce i cristiani che da 2000 anni vivono in quelle zone.
Come un simbolo di morte, sulle porte delle loro case compare dipinta la N che indica “nazara” cioè “nazareni”, seguaci di Gesù di Nazareth. Ora tocca anche ad altre minoranze come gli yazidi. Una pulizia etnica che si appoggia sulla moderna rabbia qaedista ma anche su discriminazioni medievali. I nuovi califfati non sono solo uno scherzo della storia, stanno diventando la base territoriale dell’ideologia jihadista che si è frammentata e dispersa ma rialza la testa in molte zone, in particolare in Africa.
Quella che prima era un’emigrazione spontanea in Francia, Germania, Paesi Bassi, ora diventa un esodo coatto per sfuggire al terrore. Forse la soluzione era lavorare per fare della piana di Ninive un luogo di rifugio per i cristiani accanto ai curdi, ora aperti, a differenza che in passato, alla convivenza, ma oggi anche questa via sembra superata dal dramma. Lasciando da parte le esitazioni bisogna costruire un’alternativa con l’appoggio dei paesi occidentali.
Allo stesso tempo, aprire un corridoio umanitario che permetta di portare aiuti alla martoriata Aleppo, un tempo simbolo di una millenaria convivenza multiculturale. Un appello in questo senso è stato lanciato da Andrea Riccardi
(Salviamo Aleppo, http://bit.ly/1lD5tFr).
In ogni caso si deve muovere subito il Consiglio di sicurezza dell’ONU, si deve muovere l’Europa, in queste ore si decide il destino di migliaia di persone.