ITALIA ALLA PROVA IN IRAQ

iraqIl fondamentalismo totalitarista dell’IS minaccia l’Iraq e l’intera regione. L’epicentro è l’Iraq, ma la crisi nasce in Siria dove si è permesso lo sviluppo di una guerra che ha fatto tantissime vittime e la crescita di gruppi terroristici . I sostenitori di un autoproclamato Califfato islamico stanno operando per l’annullamento del pluralismo e della convivenza pacifica, negando i diritti umani più elementari, tra cui la libertà di fede. Si stanno creando le premesse per uno Stato che darà base territoriale al terrorismo islamico di ogni tipo sparso per il mondo. Si assiste a stragi e persecuzioni di popolazioni innocenti donne e bambini costretti a vagare nel deserto verso il nulla, proprio come un secolo fa nel genocidio contro armeni, cristiani di altre confessioni e curdi.

L’urgenza di intervenire a sostegno dei curdi per proteggere i più deboli è evidente e l’Italia non si può sottrarre. Ma solo una più decisa e forte politica internazionale per l’area può portare alla soluzione del conflitto; non si devonoripetere gli errori di strategia commessi dagli occidentali nella guerra all’Iraq, nella mancata ricostruzione dell’unità dello Stato irakeno e nelle omissioni verso la guerra in Siria.

Più politica vuol dire un ruolo più incisivo dell’Europa, più creatività nella promozione di nuove alleanze capaci di coinvolgere , oltre gli Stati Uniti, anche Russia, Iran, Turchia, Arabia saudita.

L’Italia ha un ruolo importante da giocare in un progetto risolutore per l’intera area medio-orientale, come ha fatto positivamente in Libano. E il tempo si è fatto davvero breve per salvare Aleppo, città siriana storico crocevia del pluralismo religioso ed etnico, alle cui porte premono le forze del l’ISIS. Senza pluralismo non c’è democrazia, che non si esporta o si impone ma si rafforza con una politica che permetta il confronto tra differenze culturali, politiche e religiose. Di fronte a un intreccio globale di tante forze in conflitto (una sorta di “terza guerra mondiale” come è stata definita da papa Francesco) la risposta deve essere globale: solo un forte impegno europeo politico e Italia alla prova in Iraq essere la premessa di una pace duratura.