Il 24 giugno si è inaugurata presso il Consiglio d’Europa, su iniziativa della delegazione italiana, la mostra “Mediterraneo, porta d’Europa”, realizzata dal Museo del mare di Genova, in concomitanza con la discussione delle mozioni riguardanti la tolleranza zero contro le morti in mare.
Ho promosso questa iniziativa per evidenziare non solo gli aspetti giuridici e di sicurezza correlati con la gestione dei flussi migratori, ma per mostrare i volti e le storie, raccontate nella mostra, dei migranti che attraversano il mare mossi dalla speranza di un futuro migliore.
I protagonisti di queste storie ci sono tutti, dai migranti ai soccorritori delle forze armate. Ho ribadito più volte, a Strasburgo e alla Camera che siamo orgogliosi dell’Operazione Mare Nostrum, che ha salvato più di 20.000 vite e allo stesso tempo chiediamo maggiore solidarietà.
Di salvataggi di migranti ha parlato anche Alganesh Fessah, che, con la sua organizzazione Gandhi, si occupa da anni di trattare con i trafficanti di esseri umani nel Sinai e di liberare i migranti fatti schiavi. La sua testimonianza diretta su cosa c’è prima del Mediterraneo e su quanto dolore e quanti sacrifici comporti arrivarci ha reso palese l’incredibile indifferenza con cui in Europa si guarda a queste persone che muoiono alla ricerca di un futuro migliore.
La mostra e gli interventi in aula a Strasburgo contribuiscono a far capire quanto sia indispensabile garantire viaggi sicuri ai rifugiati, in gran parte profughi da Siria, Eritrea, Somalia aprendo corridoi umanitari.
Si è chiesto quindi un maggior aiuto dell’Ue, rappresentata lì dalle massime autorità del Consiglio d’Europa, il segretario generale Jagland e la vice segretario Gabriella Battaini.
Il Mediterraneo è il mare degli europei: se l’Europa vuole essere coerente con i principi che la esprimono, non può non essere accogliente verso chi fugge da guerra e instabilità.