LA SCUOLA TORNI AL CENTRO DELL’AGENDA POLITICA, LA MOZIONE DI SANTERINI (SC) SULLA SCUOLA

(9Colonne) Roma, 11 GIU. – “Rimettere la scuola e l’universital centro dell’agenda politica. Promuovere una trasformazione del sistema integrato di istruzione con il potenziamento dell’autonomia, della valutazione e autovalutazione degli obiettivi, con un’apertura alla sussidiarietá orizzontale e una qualificazione della formazione dei docenti”. Questi i quattro punti proposti dal capogruppo di Scelta Civica in commissione Cultura, Milena Santerini, nella mozione di Sc di cui é prima firmataria illustrata stamane nell’Aula di Montecitorio. “Chiediamo al governo – ha sottolineato Santerini – di impegnarsi ad investire non solo con maggiori risorse nell’equitdella scuola come luogo di cittadinanza, ma anche a liberare le scuole dalla burocrazia; a pensare alla qualita partire dagli obiettivi; a considerare la scuola come un bene comune e alla formazione dei docenti come diritto-dovere”. (PO / red) 111451 GIU 13

MILENA SANTERINI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, la mozione da noi presentata intende non solo ribadire che la scuola, l’università, la ricerca e la cultura costituiscono un bene fondamentale per il Paese, ma soprattutto porre l’attenzione del Governo su alcuni nodi fondamentali su cui investire energie e risorse. Non basta cioè dire che la cultura, la scuola e l’università sono un bene fondamentale. Il ruolo della cultura e del sistema di formazione in particolare, risiede nell’attuazione del principio di una reale giustizia educativa, cioè il passaggio dalla proclamazione di pari opportunità di accesso alla responsabilità dei sistemi formativi nel produrre uguali possibilità di riuscita, facendosi carico delle differenze individuali e sociali a garanzia di una mobilità sociale che è indispensabile in una società democratica.

Quindi un sistema di istruzione deve essere realizzato secondo parametri non solo di efficienza, ma di equità e non solo attraverso parametri di carattere economico, ma anche sociale ed ambientale,come ha mostrato il rapporto CNEL ISTAT sul benessere equo e sostenibile.Anche la relazione del gruppo cosiddetto dei saggi dell’aprile 2013 indica tra le priorità la lotta agli squilibri tra le aree del Paese ed anche tra le singole scuole,messi in evidenza, tra gli altri, dai test Invalsi, dai dati OCSE-PISA e da tanti rapporti di Tuttoscuola e dalla fondazione Agnelli.

In realtà ancora oggi il successo scolastico e formativo è condizionato dalle origini socio-economiche dei bambini e dei ragazzi, tanto che la probabilità di essere in ritardo alla fine delle medie da parte di uno studente figlio di genitori con licenza media è quattro volte superiore a quella del compagno figlio di genitori laureati.

Sappiamo anche che appare particolarmente grave la carenza di sicurezza generata dallo stato di incuria dell’edilizia scolastica, su cui il Ministro dell’istruzione,dell’università e della ricerca ha focalizzato l’attenzione.

Ancora, il nodo storico del reclutamento richiede decisioni coraggiose, ma anche orientate ad una prospettiva di futuro e di ringiovanimento del corpo docente, dato che il nostro corpo insegnante ha in media 50 anni, una delle medie più alte d’Europa.

I salari dei docenti – lo sappiamo – restano tra i più bassi d’Europa, con il massimo, iltopdello stipendio che arriva dop o 35 anni di carriera. È evidente che di fronte ad un quadro di questo genere è necessario investire più risorse. Il depauperamento della scuola e dell’università deve finire ed il Governo, così come ha fatto quello precedente,deve imprimere una forte inversione all’impoverimento dell’istruzione ed alla marginalizzazione della cultura. Dal 2008 al 2011 si è avuta una riduzione di spesa di circa il 5 per cento per la scuola, del 10,5 per l’università e del 14,7 per la ricerca e sappiamo bene come la spesa per l’istruzione, rapportata al PIL,sia largamente inferiore alla media OCSE.

Sarebbe però limitante, di fronte a problemi di carattere globale, analizzare solo gli aspetti quantitativi senza vedere quanto occorra agire sulla scuola anche dal punto di vista qualitativo. Sono le idee per la crescita della scuola, dell’università e della cultura quello di cui abbiamo bisogno ora, idee per la crescita, non solo reclamare fondi. Sintetizzerei questo orientamento con un’immagine: non solo più politiche per la scuola o sulla scuola,ma politiche con la scuola.

Per questo riteniamo che le riforme da effettuare non possano venire dall’esterno, ma dall’interno del sistema, rendendo protagonisti studenti, insegnanti, famiglie. La nostra mozione intende, quindi, chiedere di rendere effettiva l’autonomia delle scuole liberandole da vincoli eccessivamente burocratici e introducendo una maggiore libertà di sperimentazione per gli istituti, pur nel controllo delle performance complessive in uscita. L’obiettivo strategico dell’attivazione di una larga autonomia vale, sia per gli istituti scolastici, sia per gli atenei, con una responsabilizzazione piena dei vertici. La valutazione e l’autovalutazione delle scuole e degli atenei costituiscono la via maestra per evitare sprechi e valorizzare la qualità. Vanno messe a regime, rafforzando il sistemanazionale di valutazione delle scuole pubbliche, con il regolamento approvato nel marzo scorso.

La cooperazione degli studenti e delle famiglie va promossa, facilitando tutte le forme di partecipazione anche economica alla vita delle istituzioni scolastiche e universitarie nella prospettiva di una sussidiarietà orizzontale, espressa dall’articolo 118 della Costituzione, concretizzando la possibilità di perseguire lo sviluppo della cultura come interesse generale da parte dei cittadini. Riteniamo anche che sia necessario che il Governo agisca sul nodo storico del reclutamento degli insegnanti,cercando di contemperare i diritti dei docenti precari e quello dei giovani laureati, promuovendo un auspicato ricambio generazionale e favorendo l’aumento del numero dei docenti maschi in un insegnamento che negli ultimi anni si è notevolmente femminilizzato. In particolare, il meccanismo dei concorsi, che va messo stabilmente a regime, presenta notevoli criticità per quanto riguarda i contenuti delle prove, nonché la competenza e le condizioni di lavoro degli esaminatori.