MILENA SANTERINI. Presidente, colleghi, siamo in un momento di forte crisi internazionale, a cent’anni dallo scoppio della prima guerra mondiale e non si può non vedere come la conversione di questo decreto confermi l’importanza della partecipazione italiana alle missioni internazionali per il conseguimento di obiettivi di sicurezza e di consolidamento della pace.
Siamo appunto in una situazione di conflitti in varie parti del mondo, che rischiano di destabilizzare aree che sono ormai Pag. 44 interconnesse perché la crisi di un Paese genera quella di un vicino, alleato o nemico che sia. La globalizzazione ci obbliga a scegliere tra una sorta di terza guerra mondiale o forse a cogliere l’opportunità di una pace mondiale.
Pag. 45 In Medio Oriente assistiamo a una revisione dei confini tracciati da un secolo. Riemergono guerre moderne per i mezzi di propaganda e arcaiche e alcuni non esitano a rileggere, in questo complesso scenario, la conferma della teoria dello scontro di civiltà che tanti danni ha causato ai rapporti tra i Paesi occidentali e quelli arabi.
L’Italia – e il provvedimento per questo è così rilevante e noi annunciamo il nostro voto favorevole – è presente con i suoi contingenti militari, con le sue Forze di polizia, con il personale qualificato. La situazione attuale, ad esempio sullo scenario mediorientale, richiede un di più di impegno a tutela delle minoranze religiose e dei cristiani, in particolare oggetto, come sappiamo, di una vera e propria azione di pulizia etnica. Ne deriva un imperativo morale a proteggere i più deboli, anche fuori dal territorio nazionale.
Si è parlato di un modello italiano nelle missioni internazionali. Ne sono prova, ad esempio, le missioni in Libano, dove l’azione di UNIFIL ha avuto una guida soprattutto italiana e in altri Paesi, dove l’attenzione è stata rivolta al tessuto e alla coesione sociale, con approcci che rifiutano il neocolonialismo e che si caratterizzano per il coinvolgimento delle organizzazioni non governative. Questo modello, però, come è stato già detto da tutti, attende di essere articolato e costruito con l’approvazione di una legge quadro, uno strumento legislativo generale, capace di disciplinare la questione dell’impegno dell’Italia derivante dall’appartenenza all’Unione europea e alle altre organizzazioni internazionali.
Gli impegni assunti sul piano internazionale qualificano il ruolo del nostro Paese e questo provvedimento prevede non solo, come di consueto, il riferimento alle missioni in corso in Europa, in Asia, in Africa, ma anche azioni di cooperazione allo sviluppo, volte alla tutela dei diritti, alla promozione dei diritti dei minori, alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne e – è un elemento nuovo – anche alla loro occupazione, specie in Israele e Palestina, alla tutela degli anziani, anche questo oggetto di emendamento, azioni ormai da inquadrare nella nuova legge sulla cooperazione allo sviluppo del 2014.
Pag. 46 Inutile richiamare qui le principali missioni e azioni di cooperazione in cui siamo impegnati: l’Afghanistan, dove sosteniamo il Governo legittimo, la Libia, un Paese che sta deflagrando, terreno di scontri tribali dove rischia di interrompersi la transizione democratica. In Iraq ricordo alcuni interventi in corso già programmati, anche attraverso lo strumento del credito di aiuto e l’aiuto ai rifugiati e agli sfollati interni. Vorrei sottolineare che origine della crisi attuale dell’Iraq è la guerra di Siria, colpevolmente fatta crescere, terreno di scontri tra fazioni. Siamo ormai tutti stretti a tenaglia tra il sedicente Stato islamico e il regime autoritario di Assad. Insieme al Libano è un Paese dove è necessario il nostro intervento umanitario e, come tutti, tremiamo per la sorte di tante minoranze cristiane. Ricordo che c’è ancora una città simbolo della convivenza multietnica e multireligiosa, Aleppo, che forse siamo ancora in tempo a salvare.
Poi c’è l’Africa subsahariana, dove abbiamo ampliato la cooperazione internazionale, e il Mozambico, così importante per la cooperazione italiana, su cui abbiamo, appunto, promosso un emendamento, e una serie di attività per la stabilizzazione della Somalia. Ancora l’Albania, altri Stati, un percorso di integrazione. L’Albania, lo sappiamo, ha ormai uno statuto per l’entrata nell’Unione europea, mentre il percorso del Kosovo è ancora bloccato per mancanza di unanimità degli Stati comunitari.
Mi preme, infine, sottolineare lo stanziamento di quasi tre milioni per il finanziamento delle iniziative nel campo della gestione civile delle crisi internazionali in ambito europeo, che assume un’importanza particolare all’indomani della designazione di Federica Mogherini ad Alto rappresentante dell’Unione per la politica estera e di sicurezza comune. Infine, alcuni emendamenti sull’intervento italiano alle azioni di contrasto alla pirateria internazionale, per il trasporto in sicurezza delle armi chimiche siriane – è un intervento specifico di disarmo – e, infine, io vorrei ricordare gli emendamenti sui progetti di carattere sanitario, con particolare riguardo agli interventi di contrasto all’epidemia di ebola nei Paesi colpiti dal virus, che ha provocato quasi 3 mila vittime ma se ne prevedono decine di migliaia.
Pag. 47 Concludo dicendo che c’è poi la parte sugli italiani residenti all’estero, che riveste rilievo perché ha delle disposizioni finalizzate a consentire il rinnovo mediante le elezioni dei cosiddetti Comites. È stato un rinnovo più volte differito, che certo andrà ulteriormente perfezionato, perché la rappresentanza degli italiani all’estero è uno strumento di democrazia partecipativa imprescindibile e di supporto alle altre forme organizzate di servizi o di attività consolari. Qui però il nostro gruppo ha espresso alcune perplessità che non sono state accolte dal Governo. Pur richiamando l’attenzione sul risparmio che verrà generato dall’invio selettivo dei plichi elettorali a quanti hanno espresso preventivamente la volontà di votare, segnalo che c’è il rischio che non si riesca ad andare al rinnovo dei Comites nella prima metà di dicembre e permetterne una piena operatività nel nuovo anno.
Presidente, colleghi, noi diamo appunto parere favorevole a questo provvedimento, che tra l’altro è stato discusso ed è stata trovata una convergenza tra i vari gruppi. Sono stati approvati numerosi specifici emendamenti, ma io vorrei chiedere con forza che l’Italia, in quanto tale, promuova anche in sede internazionale una approfondita revisione complessiva dei principi e delle strategie che guidano e che devono regolare le missioni e soprattutto la cosiddetta ingerenza umanitaria (Applausi dei deputati del gruppo Per l’Italia).